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La terracotta
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La lavorazione della TERRACOTTA è tipica dei centri salentini che giacciono su banchi di roccia argillosa.
Non si sa esattamente quando sia nata quest'arte. Esistono dei reperti risalenti alla preistoria e conservati presso il Museo Archeologico di Lecce, il Museo di Tradizioni Popolari di Cerrate (Squinzano/Le), il Museo della Ceramica di Grottaglie(Ta). Insieme agli utensili di tutti i giorni, in questi musei si possono trovare giocattoli e manufatti artisticamenti decorati.
All'epoca dei nostri nonni gli utensili d'uso domestico erano soprattutto in terracotta: piatti, brocche, oggetti d'arredo per la caso e per il giardino. Numerosissime "capase" (contenitori in terracotta) di varia grandezza e forma, utilizzate per conservare l'acqua e gli alimenti, erano sparse in ogni angolo della casa.
I figuli si trovavano non solo nei capoluoghi, ma anche nei paesi della provincia. Fino al '700 a Lecce, vicino alla Chiesa del Rosario, vi era "l'isola dei scotellari" e una stradina chiamata "via dei piattari". Nell' 800 a Gallipoli ogni anno c'era la "fiera del Canneto" dove gli artigiani potevano esporre i propri manufatti prodotti nella vicina "corte dei pignatari". Dagli artigiani di Nardò venivano invece prodotte le "splendide coppe nuziali" (dono dello sposo alla consorte nel giorno del matrimonio) e gli "albarelli" usati nelle farmacie per conservare le spezie.
Tutt'ora esistoni a Grottaglie(Taranto) botteghe artigiane molto antiche risalenti al '400, sono scavate nel tufo, si sviluppano in ambienti posti a vari livelli nel sottosuolo e collegati da scalette in pietra, hanno le volte a botte o a stella. Grottaglie anche oggi deve la sua fama all'industria della ceramica, di cui è il più importante centro pugliese produttore con le sue circa cinquanta botteghe; utilizza ottime argille e la qualità delle creazioni (disegni compresi) è tale da meritare la definizione di artigianato artistico.
L'etimologia del nome Cutrofiano(Le), grosso centro produttore di ceramiche nel basso Salento, è di origine greca e vuol dire "paese dei figuli". Ancora oggi l'argilla cutrofianese viene decorata con le stesse greche, linee ondulate, segmenti, fiorellini usati nel passato; i colori vanno dall'arancione, al verde, al marrone. Anche a Ruffano(Le) vi sono pignatari e ceramisti: qui sono caratteristici i fischetti di terracotta (un tempo giocattoli per bimbi) raffiguranti volatili e personaggi della fantasia.
Il processo della lavorazione della creta è antichissimo. Essa viene depurata dai corpi estranei e viene tenuta umida con l'acqua. Si preparano diverse "pagnottine" a seconda delle dimensioni degli oggetti da realizzare, quindi si lavorano al tornio e i prodotti ottenuti si lasciano asciugare al sole. Successivamente si inforna e si fa cuocere ad una temperatura di 800-900°C., poi si decora con gli smalti che assumono brillantezza dopo la seconda infornata. Lo smalto a volte viene preparato seguendo antichi procedimenti: si portano ad ebollizione scaglie di ferro arruginito, piombo e terra rossa.
Il contenitore di creta più diffuso in antichità nel Salento era la "pignata" : è resistente al fuoco ed era (ed è anche oggi ) destinata ad essere adoperata per la cottura dei più tipici piatti salentini. Legumi (detti "la carne dei poveri"), verdure (la cecora "resta" selvatica) e a volte la carne venivano cotti in questo contenitore messo per ore, circondato dalla brace, vicino al fuoco del camino. Per favorire la reidratazione delle pietanze, sulla pignata veniva messo un pentolino che serviva ad allungare l'acqua man mano che si consumava.
Uno degli aspetti più caratteristici della produzione ceramica popolare salentina è rappresentata dal repertorio dei "pupi" o meglio dei "pastori" :le graziose figurine che popolano pittorescamente ancora oggi il presepe. I pupari a Lecce, puntualmente a cominciare dal giorno di Santa Lucia, danno vita a un'importante esposizione che vivacizza il centro storico e dura per tutto il periodo natalizio. |
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